Lavoro dal respiro internazionale che esce per la label americana Robotic Empire, “Closer to the small/dark/door” è una brillante conferma senza essere un clone (rischio in cui si poteva facilmente incorrere) e, come ne “La stanza di Swedenborg”, chiude dopo minuti di silenzio con una ghost track, ipnotica e incalzante, che si ripiega su se stessa e non sai bene, come nella coda di un amore, se sia più forte il desiderio che finisca o l’illusione che non finisca mai. E allora puoi cedere, o aprire un’altra porta.