In “Better mistakes” la pronuncia aromatica di Andrea Bruschi si accompagna a una scrittura essenziale, generata da un avvicinamento ulteriore a Scott Walker e alla calibratura della passione per i Tindersticks, ma in molti passaggi –una su tutte, il bollire della titletrack- si viene a perdere un attaccamento morale, bowieano al rock che non era posticcio.