Ecco quindi a voi il lavoro “maturo” di St.Ride, dalla durata leggermente eccessiva (difficile mandare giù l’ora e mezza di filata) ma sicuramente il capolavoro della band dal punto di vista creativo. Mi piace pensarlo come il loro “white album” laddove Gusmerini e Grandi si sono sbizzarriti ognuno con a disposizione il minutaggio necessario per lenire la propria urgenza espressiva. In ogni caso il prodotto risulta molto omogeneo, coerente e ben integrato all’interno delle dinamiche sociali e musicali che caratterizzano questi difficili anni ’10.
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