Risultato? Eccellente, direi. “L’ombra della sera”, disco e progetto, sono molto riusciti, sia quando giocano con i suoni analogici dell’epoca che quando spingono i brani sui territori più affini a certo prog alla Van der Graaf Generator (sbaglierò, ma io ce li sento in certi passaggi di “Il segno del comando”) sia in quelli di puro free jazz. Bel disco, che piacerà sia agli amanti del prog, quanto ai nostalgici delle colonne sonore italiane e quelli del mero vintage.