Trans Upper Egypt
(Rank Toy – Roma Est ITA/FRA)
onde kraute e psichedelia tirata
Delacave
(Alsazia FRA)
gloomy darkwave
Hiroshima Rocks Around
(No-Fi – Roma ITA)
rock’n’roll a 100 all’ora
Grip Casino
(Geograph Issues – Roma ITA)
anti-folk minimale
Heroin In Tahiti
(Boring Machines – Roma Est ITA)
death surf tripper
Mushy
(Mannequin – Roma ITA)
cold synth wave
Siamo abbastanza contenti di ospitare il tour di Borgata Boredom, li meglio romani de roma est, in città.
Un circo di scappati di casa capaci di qualsiasi cosa. Tremiamo già all`idea.
BORGATA BOREDOM
Negli ultimi cinque anni, qualcosa di bizzarro è successo nella zona Est di Roma, la sporca e puzzolente capitale d’Italia: a “Roma Est” i cadenti e degradati quartieri che già furono immortalati da Pasolini e dal cinema neorealista, sono diventati il rifugio per una variegata fauna fatta di immigrati, artisti wannabe, perdigiorno scoppiati, freak e bohemien di periferia. Nei quartieri storici della periferia orientale (le cosiddette “borgate”) quali Pigneto, Tor Pignattara e Prenestino, ha preso forma una scena che di questo paesaggio marcio è il naturale corrispettivo sonoro: noise, garage brut, lo-fi demente, sperimentalismo di serie B… E poi fanzine DIY, fumetti spastici, cinema povero, strampalati progetti “concettuali”… Tra baracche semidistrutte e cassonetti intasati, nuovi gruppi e nuovi progetti si sono accavallati fino a diventare una vera e propria “famiglia”: componenti che passano da una band all’altra, collaborazioni e scambi, autoproduzioni a valaghe, nastri e fanzines, ecc. A fianco di nomi già rispettati nell’underground europeo, come Hiroshima Rocks Around e Trouble Vs Glue, si sono affacciate nuove “star dei miserabili” come Trans Upper Egypt, Grip Casino e The Away Team. Caratteristici “personaggi di quartiere” come Toni Franz e Wolf Anus, si sono improvvisati musicisti e illustratori assieme a fanzine artists come Massimiliano Bomba e Cheb Samir. Locali come il Fanfulla 101, il Dal Verme e Alpacha, sono diventati il regno di una comunità rumorosa, colorata e fracassona. Tutto nel raggio di appena sei chilometri quadrati.
La stampa italiana si è occupata a più riprese del fenomeno, e negli ultimi mesi persino i principali giornali mainstream hanno inviato i loro sospettosi reporter in quella specie di terra di nessuno a metà tra Berlino e New Dehli che è Roma Est. Il mensile musicale Blow Up ha dedicato alla scena uno speciale di otto pagine, e alla famiglia è stato addirittura dedicato un apposito festival nella mecca della musica indie italiana, il famigerato Circolo degli Artisti.
“Borgata Boredom” è la raccolta che tenta di mettere assieme le diverse anime della scena, e di presentarle anche al di fuori dei nauseabondi e rassicuranti confini della “borgata” romana. Compilata da Toni Cutrone (Hiroshima Rocks Around) e dal giornalista Valerio Mattioli (autore del libro “Noisers”); copertina di Francesco de Figuereido (“Nero” art magazine); special silkscreened cover di Massimiliano Bomba (Raw Raw edizioni, Kuagummi ecc). Pubblicata dalla No=Fi Recordings (Talibam!, Cheveu, Neptune, Aids Wolf…) e dal Circolo Degli Artisti.
Un piccolo manifesto di periferia a metà tra il documento audio e lo studio urban-antropologico.
“Una scena che non esiste” (Rolling Stone)
Trans Upper Egypt
(Rank Toy – Roma Est ITA/FRA)
onde kraute e psichedelia tirata
Progetto nato dall’incontro di Hans Patterson (componente della mitica band The Last Wanks), Cheb Samir (componente dei AH Kraken -in the red records-) e Leo (Vondelpark, Van Hooten). La linea musicale dei Trans Upper Egypt nasce della sua tensione ritmica; un basso al suo minimo di frequenza / una batteria circolare e ipnotica / una tastiera presa dal suo feedback. Una trance malatta ad occhi aperti che si disolve nelle invocazioni del cantante alla frontiera tra i Can e i Silver Apples.
Hiroshima Rocks Around
(No-Fi – Roma ITA)
rock’n’roll a 100 all’ora
Gli Hiroshima nascono nel settembre del ’99, quando Toni e Vincent (all’epoca rispettivamente tamburi
e chitarra/voce nei Twocide, duo no-wave inascoltato/inascoltabile) incontrano ‘Ndriù, un po’ traumatizzato dall’esperienza al basso con KevinKeegan ma nell’anima violentatore di chitarre. A loro piace solo dire che suonano Lo-Blues. La musica è il momento performativo per eccellenza e viene spesso influenzata da ascolti fatti. Si può passare da momenti che ricordano i Melvins ad altri che ricordano gli U.S.Maple, da session di blues totalmente malato ad altre di r’n’r veloce e incazzato.
Grip Casino
(Geograph Issues – Roma ITA)
anti-folk minimale
Sito: myspace.com/gripcasino
Etichetta: Geograph Issues
Info: Grip Casino è Antonio Giannantonio, fu That Noise From the Cellar e Laser Tag.
Press: “”STLNV” tenta però anche altre strade, se vogliamo più avventurose di un mero stile folk, con le sperimentazioni micro-waves alla Ryoji Ikeda di “Mary Burned His Finger” (caratterizzata da pochi clicks and cuts minimali), le atmosfere plumbee di “Divided Between Two Wills”, in cui pare di assistere a una prova dei Residents in una jam session con Harry Partch, il tutto seppellito da una coltre di rumore bianco. ” Leonardo Di Maio – Ondarock
Heroin In Tahiti
(Boring Machines – Roma Est ITA)
death surf tripper
Un fiorente progetto giovane da Roma. Due noti personaggi del gossip e celebrità della scena musicale italiana, che per questo particolare progetto hanno scelto di rimanere anonimi. Sono già stati scomodati paragoni a colossi come Vangelis e Dick Dale.
Press: “Potrei scommettere sul fatto che l’unica persona ad avere mai fatto uso di eroina a Tahiti è Marlon Brando. D’altronde l’eroina non deve essere facile da reperire nella Polinesia Francese. Heroin In Tahiti è un abile e scaltro progetto musicale che si definisce “death surf”. Il genre da il nome all’EP, o vice-versa. Prima di sentire il surf, ovvero prima di arrivare a degli accenni di Dick Dale, io ci sento Dieter Moebius (nonostante le chitarre) e addirittura Vangelis. Inutile però perdersi in riferimenti a musicisti del passato, non ne potranno più nemmeno i due di Heroin In Tahiti visto che questa musica nasce come una conseguenza di spasmodica ricerca. Consiglio vivamente di ascoltare e scaricare l’EP qui sotto. E congratulazioni.” Costantino della Gherardesca
“Le vastità space-rock di “Death Surf”, connubio ideale tra Neu e Kraftwerk, introducono questo Ep dalle tinte vintage e fosche, dove le reminiscenze psichedeliche sembrano essere qualcosa in più che mera influenza, assurgendo così al rango di filosofia – una fredda e geometrica semantica del suono. “Ex Giants on Dope” sembra la sinistra sincope dell`Apocalisse, tra riff siderali e synth d`antan (Dick Dale e Vangelis?). A chiudere il cerchio la sepolcrale “Sartana”, il meglio di quest`excursus tra riverberi ed erbe rotanti (e siamo dalle parti del Morricone dei western). Il surf di morte, dichiarato ed esibito dal duo, rimane sullo sfondo di un breve ed etereo viaggio negli anni dei funghi, e man mano che si procede a ritroso il pozzo della storia (qui) si fa sempre più dark. Pretende il suo tempo, ma giunge a segno.” Gioele Valenti – Rockit
Delacave
(Alsazia FRA)
gloomy darkwave
Sito: myspace.com/delacave
Mushy
(Mannequin – Roma ITA)
cold synth wave
Sito: mushyroom.tk/
Etichetta: Mannequin
Info: Artista romana che proviene direttamente dalla scena sperimentale underground. Ha iniziato nel 2003. Ha una doppia anima divisa tra synth-wave e psychedelia krauta. I suoi suoni rivelano un mondo affascinante, fatto di un misto di loop di batterie elettroniche analogiche, bordoni glaciali in continua espansione, rumori tempestosi e litanie spettrali che vengono in superficie.
Press: “Quello di Mushy è un disco malinconico e glaciale. Loop di batterie, synth analogici, e una voce che sembra arrivare da un posto lontano immerso in una luce bianchissima. È uno di quei dischi che cancellano tutto. Ascoltarlo è come fluttuare nel vuoto tra milioni di piccoli cristalli freddissimi.” Marta Gastro Spasmo – Vice
“Ascoltare “Faded Heart” è come lasciarsi risucchiare da crudeli ma anche dolcissime sabbie mobili, e così approdare nel più tetro degli Eden. L’estasi nera però deve essere ancora raggiunta. Ma la strada sembra proprio quella giusta.” Luca Dustman Morello – IndieforBunnies