microtonal double drums post kraut
(Black Truffle – Berlino AUS)
autotuned 12 strings unorthodox folk
www.raindogshouse.com – www.officinesolimano.it
Possibilità di cenare con le nostre specialità
ingresso 15e con tessera arci / under 25 ingresso 10e con tessera arci
Biglietti online: https://www.musicglue.com/circolo-raindogs-house
Horse Lords
(RVNG Intl – Baltimora USA)
microtonal double drums post kraut
info: Gli Horse Lords sono un gruppo rock d’avanguardia americano di Baltimora. I membri sono Andrew Bernstein, Max Eilbacher, Owen Gardner e Sam Haberman. Il loro primo album è stato pubblicato nel 2012, dopodiché gli Horse Lords sono andati in tour con Matmos, Guerilla Toss e Guardian Alien, hanno suonato in festival come Hopscotch Music Festival, North by Northeast e Fields Fest e hanno pubblicato altri album. Secondo Discogs il gruppo “suona musica sperimentale con elementi di krautrock, post-punk, tradizioni musicali appalachiane e africane, poliritmia, accordature arcane ed elettronica. La band utilizza il sistema di accordatura just intonation sperimentato dai compositori d’avanguardia La Monte Young e James Tenney, quindi i musicisti suonano chitarre modificate a mano con tasti riposizionati, riaccordate e personalizzate da Gardner, membro della band.” Pitchfork, recensendo il loro album Interventions del 2016, ha descritto i loro progressi fino a quel momento con “La band di Baltimora ha pubblicato due album fino a questo punto, entrambi i quali alternano studi sul ritmo e sul drone a rumorosi, nodosi esperimenti in studio… Interventions segna un importante passo avanti sotto tutti i punti di vista: Le jam sono più focalizzate e più ipnotiche, mentre la qualità delle registrazioni ha una chiarezza e una pienezza ritrovate“.” Ben Ratliff ha recensito Interventions per il New York Times, definendolo “rinvigorente” e “audace ed energico”, affermando che gli Horse Lords stavano “prendendo in prestito suoni e tecniche dalla musica per chitarra della Mauritania, dal free jazz, dal minimalismo classico e da altri luoghi”, compreso il fatto di essere “molto addentro all’hocketing… Questa musica sembra molto viva, tremante di energia”.
press: “Per gli amanti dei ritmi frenetici, delle ripetizioni ossessive e del math-rock più cervellotico, la pubblicazione di un nuovo album degli Horse Lords è certamente una notizia. Dopo un lavoro pregevole come “Common Task” e un lungo tour che li ha portati anche in Italia, il nuovo “Comradely Objects” può definirsi uno degli album più attesi dell’anno. Ossessionato da una visione geometrica della musica, fin dalle cover, rigorosamente rappresentate da figure regolari e accostabili da tutti i punti di vista nell’arte visiva minimalista, il quartetto di Baltimora, ora trasferitosi in Germania, non smentisce le sue referenze, confermando in toto le sue qualità. Se il post-minimalismo ha insegnato ai musicisti rock il concetto di ripetizione, il free-jazz o l’avant-rock più obliquo quello di sperimentazione e il post-rock più contorto (Tortoise, Don Caballero) ha dato una visione alternativa del classico quartetto rock, allora si può dire che gli Horse Lords abbiano imparato tutte le tre lezioni.”
sito: http://www.horselords.org/
facebook: https://www.facebook.com/HorseLords/
bandcamp: https://horselords.bandcamp.com/
video: https://www.youtube.com/channel/UCxx-XxsZxqamoyhO0ZPtHTg
Julia Reidy
(Black Truffle – Berlino GER)
autotuned 12 strings unorthodox folk
info: Una chitarra acustica a dodici corde manipolata che si trasforma in una costellazione di suoni. Paesaggi elettronici rarefatti, epici, minimali e ricchissimi allo stesso tempo. World in World è l’ultima offerta solista della prolifica chitarrista-compositrice berlinese. Nella recente trilogia di uscite in LP – brace, brace (Slip, 2019), In Real Life (Black Truffle, 2019) e Vanish (Editions Mego, 2020) – la Reidy si è concentrata su impostazioni elettroniche sempre più lussureggianti grazie al propulsivo fingerpicking e all’auto-tune sulla voce, arrangiata in epopee ad ampio raggio. Nel nuovo World in World la chitarrista si concentra nuovamente sugli elementi centrali del proprio approccio mentre contemporaneamente si spinge in nuove aree inesplorate. Nel caso di Reidy lo stato d’animo malinconico e struggente di Loren Mazzacane Connors o Roy Montgomery è temperato dall’accordatura non ortodossa della chitarra, che a tratti produce un effetto unico e scomodo a metà tra l’iper-precisione di Harry Partch o Lou Harrison e una lenta discesa nel vuoto à la Jandek.
press: “Attorno a Julia sembra esserci spazio, spazio nel quale i suoi mormorii si muovono agilmente (come in Walls and Clearings) lasciandoci addosso una sensazione pulita di levità. Con lo scorrere dell’album si percepiscono differenti ambientazioni ma è al penultimo brano, Paradise in Unrecognisable Colours, che vi è uno scarto maggiore. Si percepisce preoccupazione, tensione, che si trasmuta in antichità ed una sorta di primitivismo per la comclusione dell’album.” Vasco Viviani – sodapop.it
sito: http://julia-reidy.com/
bandcamp: https://juliareidy.bandcamp.com/
label: https://www.blacktrufflerecords.com/
video: https://www.youtube.com/channel/UCanhSAitjFeXDuFuNe534eg